L'UOMO NELL'ARENA


 

Theodore Roosevelt, 26º presidente degli Stati Uniti, il 23 Aprile 1910 alla Sorbona (Parigi, Francia) tenne un discorso "Citizenship in a Republic". Questo è il passo più famoso, noto anche come The Man in the Arena: " Non è il critico che conta, né l’individuo che indica come l’uomo forte inciampi, o come avrebbe potuto compiere meglio un’azione. L’onore spetta all’uomo che realmente sta nell’arena, il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore, dal sangue; che lotta con coraggio; che sbaglia ripetutamente, perché non c’è tentativo senza errori e manchevolezze; che lotta effettivamente per raggiungere l’obiettivo; che conosce il grande entusiasmo, la grande dedizione, che si spende per una giusta causa; che nella migliore delle ipotesi conosce alla fine il trionfo delle grandi conquiste e che, nella peggiore delle ipotesi, se fallisce, almeno cade sapendo di aver osato abbastanza. Dunque il suo posto non sarà mai accanto a quelle anime timide che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta". (traduzione dall’inglese di G. Carro © 2007). Che sia fonte pura per il vostro animo...

LA RESILIENZA

La forza d'una persona è il risultato di quello che ha superato (H.Hesse)

Il pedagogista ed editore italiano Andrea Canevaro (1) ritenuto il padre della pedagogia speciale in Italia, scrive: in psicologia, la "resilienza" è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, divenendo così la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi. Il termine "resilienza" può essere inteso, ad esempio, come forza d’animo, quella volontà che ci permette di risollevarci e di reagire quando ci troviamo in una situazione di difficoltà. Le persone resilienti quando si trovano di fronte ad una crisi non crollano ma ne escono rafforzate. Vitalità, energia, creatività, inventiva, forza e coraggio sono soltanto alcune delle caratteristiche delle persone resilienti. Esse, contro ogni previsione, riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza. Si può concepire la resilienza come una funzione psichica, che si modifica nel tempo in rapporto all'esperienza, al vissuto e, soprattutto, al modificarsi dei processi mentali che ad essa sottendono. La persona "resiliente" può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall'esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri. Andrea Canevaro inoltre definisce in “Bambini che sopravvivono alla guerra” la resilienza come “la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura” e chiarisce  «La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.»
Orbene, la mia età mi suggerisce che a pochi, anche se paiono molti, è concesso questo dono. Non basta essere nati in una terra governata dalla guerra o dimenticata dallo Stato oppure laddove quest'ultimo é stato sconfitto da una presenza sulla quale, volenti o nolenti, essendo colà residenti, si è costretti a fare riferimento. Non basta affermare d’aver conosciuto la miseria, l’abbandono, il sacrificio, l’allontanamento o essere stati presi per mano dalla morte; occorre comprendere se si è riusciti a superare queste condizioni giacché concordo con Hesse quando scrive: «La forza d'una persona è il risultato di quello che ha superato». Resilienza è inscindibile con costanza, con assertività, con onore, con disciplina e credo. Coloro che sono convinti che le arti marziali altro non sono che un luogo in cui s'esercita la violenza o un percorso sportivo sono nel torto. Né l'uno né l'altro ma molto, molto, di più. Il KHS MARTIAL ART è un dogma.  L’accettazione divenuta infine benevolenza è il companatico, mentre la misericordia è il pane con il quale attuare la condivisione d'una ritrovata eucaristia, quindi sfamare e sfamarsi.

 

 

(1) Andrea Canevaro (Genova, 19 settembre 1939)


M° Michele Zannolfi

FONDATORE DEL KHS MARTIAL ART 1982












"Ho provato. Ho fallito. Non importa. Riproverò. Fallirò meglio!" (S. Beckett)